La fontana dei putti, dello scultore Ernesto Biondi, (Morolo, 29 gennaio 1854 – Roma, 5 aprile 1917)
LA FONTANA DI MONTELANICO
Uno sguardo alla sua architettura
Su richiesta del Comune di Montelanico, Ernesto Biondi nel gennaio del 1891 propone un bozzetto per la realizzazione di una fontana. La giunta comunale in fase di definizione dell’incarico, suggerì di rendere più agevoli le due bocche d’acqua per l’uso pubblico, il suggerimento fu accettato e il risultato sono le due colonnine, che attraverso un mascherone, erogano un eguale e costante flusso d’acqua dal 27 Ottobre 1891. La fontana si compone di una vasca quadrilobata in travertino, sollevata dal piano stradale da una base più ampia che ne ripete il motivo mistilineo.
I quattro lobi sono raccordati da altrettanti setti terminanti ad angolo retto. Al centro della vasca, su di una base cubiforme in travertino si alza imponente un balaustro in ghisa, questo sostiene a sua volta un catino dello stesso materiale. Sul labro del catino, tre puttini alati con lo sguardo all’insù guardano esterrefatti un giovinetto, il quale con un fare naturale ostenta con la mano destra un calice dal quale esce un copioso zampillo. L’acqua raccolta nel catino sfiora verso l’esterno formando una cascata di rivoli che si riversa nella sottostante vasca. Allegoricamente questa studiata teatralità vuole significare la grande disponibilità d’acqua di cui godeva il Comune di Montelanico e la scarsità di cui soffrivano alcuni dei Comuni limitrofi. Ma in questo capolavoro l’autore dà il meglio di sé come architetto, riuscendo a dare armonia all’intera immagine architettonica facendo dialogare i tre diversi materiali: il travertino, il bronzo e una novità tecnologica, la ghisa, coniugando in modo eccellente tradizione e modernità. Con questa originale architettura il Biondi finisce per tradire la sua passione per il neoclassico. A sostenere questa sua impresa è un altro genio, Alessandro Nelli, detto il “fonditore principe”. E’ da questa collaborazione che nasce questo elemento composito “balaustro e catino” di chiaro gusto neoclassico. Il Nelli nel tardo Ottocento partecipò a tutte le Esposizioni Nazionali ed internazionali, ricevendo per le sue capacità, ambite onorificenze. Alla fine de XIX secolo, lo Zar lo invitò ad andare in Russia, Nelli accettò l’invito, ma non fece più ritorno in Italia (la notizia della sua morte arrivò a Roma qualche anno dopo essere partito). Con la sua morte, la sua grande azienda andò in rovina, ma la storia e le sue opere lo ricordano come un grande imprenditore che diede il suo contributo al processo evolutivo della rivoluzione industriale in Italia. I Montelanichesi sono orgogliosi della loro monumentale fontana ma ne sono anche gelosi, il motivo è un aneddoto che il Biondi ha lasciato inciso sulla faccia vista delle lettere S.P.Q.M. di cui riprendiamo la traduzione dal latino fatta dall’illustre concittadino Giovan Battista Ronzoni: “Questa opera d’arte, che l’ignoranza e la mala furberia del sindaco di Morolo Lorenzo Bizzarri vietarono che fosse innalzata entro le mura del natale borgo, sia vostra, o Montelanichesi, i migliori tra gli amici”. E’ verosimile pensare che, se la fontana fosse stata costruita altrove, oggi la vedremmo tutta in travertino e senza la piacevole metafora. Qui nella piazza di Montelanico, sulla strada che porta a Carpineto, il Biondi era certo che una grande figura piena di umanità e di saggezza, colui che cercava il bene spirituale e materiale per il mondo intero, un giorno trovandosi a passare per questi luoghi, avrebbe potuto ammirare l’opera e coglierne un condiviso messaggio.